martedì 17 settembre 2013

IN MERITO ALLE CONSIDERAZIONI DEGLI RSU DI EDIPOWER.

            Gli RSU di Edipower, nella loro nota riportata dai media di oggi, oltre ad evidenziare lo stato di crisi che attraversa il settore energetico, fanno un appello per affrontare le proposte avanzate dall’azienda, con la dovuta serietà e ponderatezza.
            Si condivide totalmente questa posizione e, senza alcuna demagogia, si ritiene che non è il caso di fare proclami e né di inventarsi soluzioni alla crisi occupazionale della Edipower facendo, per esempio, riferimento ad impossibili trasferimenti degli stessi lavoratori presso altre aziende (ancor meno presso la CTE Federico II che vive un’altra realtà di crisi occupazionale).
            In altra nota ho riportato che la Edipower /A2A ha tutto il diritto di presentare un “Piano di rilancio della centrale” che, in quanto differente nella tipologia dei combustibili previsti nell’AIA ottenuta dal Ministero dell’Ambiente, necessita del passaggio burocratico di una nuova procedura di VIA ed AIA; tali considerazioni, riportate antecedentemente (08/09/13) rispetto al comunicato stampa di Edipower (11/09/13), sono state, ritengo, del tutto recepite dall’azienda che ha annunciato la presentazione, entra la fine di settembre, di una nuova richiesta di AIA con l’utilizzo, come nuovo combustibile il CSS-Combustibile (se pur limitatamente al 10% in peso).
            Anche su questo combustibile è necessario fare chiarezza e condividere, se pur in parte, la posizione degli RSU; infatti, chi come il Sindaco, sicuramente non supportato dal proprio apparato tecnico-burocratico, afferma di non voler tutti i rifiuti RSU d’Italia (quotidiano del 13/9), sostanzialmente induce ad una non adeguata interpretazione sulla “trasferibilità” dei rifiuti.
            Le normative vigenti vietano che vi sia “trasferenza” di RSU da una regione ad altra e, quindi, almeno da questo punto di vista si è tranquilli.
            Le stesse norme, però, permettono la “trasferenza” regionale dei cosi detti “rifiuti speciali” che, se ottenuti dal trattamento dei Rifiuti Solidi Urbani, possono circolare senza impedimenti; basterebbe solo “biostabilizzare” gli RSU per ottenere dei “rifiuti speciali” che, nel qual caso, non costituirebbero ancora un Combustibile Solido Secondario (CSS).
            Il recente adeguamento della normativa nazionale a quella comunitaria ha modificato la definizione e la composizione degli ex CDR (costituito da fibre tessili, legnose, carte, cartoni e da tutte le tipologie di plastiche) in Combustibile Solido Secondario (CSS), suddividendolo in 5 classi caratterizzate da tre differenti parametri: 1) potere calorifico, 2) contenuto in cloro e 3) contenuto di mercurio.
            Ancora più recentemente (marzo 2013) il governo Monti ha ritenuto (altro danno!) di inventarsi (non previsto in normativa comunitaria) il c.d. “CSS-Combustibile” e quindi autorizzare l’utilizzo come “combustibile” in cementifici e centrali elettriche con potenza nominale maggiore di 50 Mw; ha, per fortuna, limitato questo utilizzo alle sole prime tre classi per il potere calorifico ed il contenuto di cloro ed alla sola seconda classe per il contenuto di mercurio (la classificazione e decrescente, dalla migliore (1^) alla peggiore (5^).
            In definitiva, pur avendo sempre espresso il personale convincimento che tutte le componenti dell’ex CDR ed attuale CSS, sono recuperabili e possono costituire una concreta risorsa economica ed ambientale, resta il fatto che l’utilizzo del CSS-Combustibile, deve essere prodotto nelle classi richiamate per poter  essere portato in co-combustione.
            Per le esperienze vissute, viene spontaneo chiedersi: questo territorio è in grado di controllare la “qualità” del “combustibile” prodotto da rifiuto e destinato alla combustione?
            In merito poi all’appello della rappresentanza dei lavoratori a non fare demagogia ed operare con serietà e ponderatezza, non posso non evidenziare che Legambiente, a tal proposito, ha nel maggio scorso, fatto un apposito convegno ed avanzato delle proposte che, ancor più oggi, si ritengono del tutto compatibili con la situazione ambientale del territorio e con il possibile  incremento della forza lavoro di Edipower/A2A; tali proposte sono state riportare direttamente a A2A, in un incontro presso Legambiente nazionale, ed hanno suscitato un sicuro interesse da parte dell’azienda.  
            Legambiente ha proposto la realizzazione di una Area Produttiva Ecologicamente Attrezzata (APEA) nella quale andare ad inserire anche l’area della centrale Edipower, opportunamente riconvertita alla green economy; ci siamo anche spinti oltre, pur riconoscendo che non è il nostro compito e, sopperendo al “nulla”, abbiamo proposto la realizzazione di un “Distretto” che veda l’utilizzo dell’area per la produzione di energia pulita dal sole e con la tecnica del “termodinamico” (vedi centrale Archimede a Priolo), la realizzazione di una sezione di sperimentazione delle nanotecnologie da immettere sempre nell’ambito della green energy-economy (Università del Salento, Cittadella, ecc.) e, per ultimo, la promozione e commercializzazione di impianti innovativi per la produzione di energia verde.
            Ancor più tale progetto è fattibile nel momento in cui si pensa che è previsto da AIA lo smantellamento dei primi due gruppi e che Edipower ha ottemperato al totale pagamento delle quote relative alla sottoscrizione dello “Accordo di Programma” per la bonifica ed è quindi in totale possesso, senza vincoli, della proprietà.
            Francamente non mi sembra che quanto proposto sia demagogico e costituisca uno “slogan populista”; per tale ragione invitiamo noi l’azienda ad operare con la dovuta consapevolezza di operare su di un territorio che ha superato ogni limite di accettabilità di aziende “non compatibili”  ed a valutare la possibilità di un immediato utilizzo delle aree da bonificare, anche attraverso la nostra proposta che, sicuramente, può essere integrata da altre a compatibilità ambientale certa.
            Brindisi 16/09/2013                                                          prof. dott. Francesco Magno

                                                                                                         (direttivo Legambiente Brindisi) 

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