Bari, 10 ottobre 2013
Comunicato stampa
Processo Enel
La centrale termoelettrica di Brindisi Sud-Cerano rischia di provocare
seri danni all’intero comparto agricolo della zona presumibilmente contaminata
Nella giornata di ieri, 9 ottobre, si è tenuta
un’ulteriore udienza del processo contro i dipendenti di Enel Produzione in
merito al “danno ambientale” prodotto dalla perdita di polvere di carbone dal
nastro trasportatore e dal “carbonile” della centrale termoelettrica di Enel
Brindisi Sud-Cerano.
Nel corso degli interrogatori alcuni dei proprietari
terrieri ascoltati – gli stessi che, attraverso denunce e querele, hanno
permesso un’attenta ed approfondita indagine da parte della Digos e dei NOE di
Lecce consentendo poi il processo in corso – hanno evidenziato alcune delle
conseguenze drammatiche che li vede coinvolti, come la perdita di redditività
dei loro terreni, lo svellimento di ettari di terreno coltivati a vigneto e
l’abbandono delle coltivazioni.
«Fino ai primi
anni ‘90 le località di Cerano, S. Lucia, solo per citarne alcune –
dichiarano Francesco Tarantini e Fabio Mitrotti, rispettivamente
presidente di Legambiente Puglia e presidente del Circolo di Brindisi – erano famose per l’abbondanza e la qualità
delle produzioni di Negramaro, malvasia bianca e nera, e per le distese di
carciofeti. Sapere oggi che la produzione, per ragioni presumibilmente
attribuibili allo stato di contaminazione dei suoli e della falda, si è ridotta
del 50% anche nelle aree non sottoposte a sequestro dall’Ordinanza del sindaco
Mennitti del giugno 2007, fa rabbia sia per la compromessa sussistenza
economica dei proprietari terrieri che per l’intero comparto agricolo che vede
penalizzate tutte le produzioni agricole che provengono dall’area di Cerano. Fa
ancora più rabbia ascoltare i difensori degli imputati che tendono al
discredito dei testi e ad evidenziare motivazioni irreali sulla natura della
polvere nerastra presente sulle coltivazioni, equiparandola, molto
semplicisticamente, a “fuliggine da incendi” di sterpaglie».
Legambiente Puglia, costituitasi parte civile, assicura il proprio
impegno finalizzato alla ricerca della verità e delle responsabilità, non solo
connesse al danno ambientale ed economico causato alle parti offese, ma anche
alla individuazione in merito all’immissione delle produzioni contaminate da
polveri di carbone nel “ciclo alimentare” ed alle oggettive difficoltà di poter
raggiungere gli obiettivi riportati nella costituzione del “Parco Saline della
Contessa”, a cui tutti i terreni, dal mare al confine del nastro trasportatore,
appartengono.