mercoledì 31 dicembre 2014

Le inefficienze sulla gestione dei RSU non devono ricadere sui Cittadini.

Le inefficienze sulla gestione dei RSU non devono ricadere sui Cittadini.
Legambiente ha recentemente affermato che la questione della gestione dei rifiuti solidi urbani (RSU) deve essere affrontata privilegiando dati oggettivi rispetto ai “rumors” generici alimentati ad arte.
Nell’ultimo periodo di gestione del servizio a Brindisi da parte della Monteco abbiamo fatto presente che il raggiungimento di oltre il 36% di raccolta differenziata a giugno aveva consentito di evitare il rischio della ecotassa che la Regione Puglia farebbe scattare se non si raggiungessero gli obiettivi fissati del 35% al 30 giugno 2014, del 40% al 31 dicembre 2014, del 45% al 30 giugno 2015. Va anche precisato che alla fine di ottobre, ultimo mese di piena gestione del servizio da parte di Monteco, si è sfiorato il 40% fissato come obiettivo di fine anno.
Legambiente, in tale periodo, ha anche evidenziato limiti strutturali, orari di raccolta discutibili, responsabilità da parte dei cittadini in relazione al troppo frequente abbandono di rifiuti che qualcuno ad arte attribuiva alla società Monteco, ma soprattutto l’incredibile stato di precarietà in cui si operava fra gare d’appalto alquanto “bizzarre”, ricorsi, annullamenti di appalti, richieste risarcitorie, proroghe del contratto in essere. Tutte vicende su cui, visti anche i possibili danni sulle casse comunali e di conseguenza sulla tasche dei cittadini, è necessario che siano accertate le responsabilità.
Legambiente non ha commentato l’assegnazione provvisoria di un appalto per soli 6 mesi in attesa del bando di gara per l’intero Ambito Territoriale o l’effettiva capacità acclarata attraverso la documentazione dell’attività svolta in altre realtà territoriali da parte della società “Ecologica pugliese”.
Era evidente che il brusco cambio di gestione e la mancanza di un periodo di transizione concordato dovessero comportare disfunzioni. A tal proposito va chiarito che i cassonetti stradali e le pattumiere domestiche fornite ai cittadini in comodato d’uso erano della Monteco (che fine hanno fatto quelli acquistati dal Comune con apposita gara e con finanziamenti rivenienti dai fondi dell’Area a rischio?) che male ha fatto a rimuoverle “furtivamente”, ma nessun obbligo aveva la vecchia società nei confronti della Ecologica pugliese che, al contrario, aveva il dovere di fornire all’atto dell’assunzione dell’incarico i nuovi cassonetti e le pattumiere domestiche.
Legambiente ha apprezzato la volontà dell’assessore all’Ambiente del Comune di controllare personalmente qualità e disfunzioni del servizio (compito che comunque non gli spettava), compresa la decisione di installare telecamere, ma il dato oggettivo è che la raccolta differenziata pare essere crollata al 12%, che la distribuzione dei cassonetti non sia ancora stata completata e che molte famiglie siano ancora sprovviste delle pattumiere. Tutto ciò contribuisce all’indecoroso spettacolo dei tanti cumuli di rifiuti sparsi in città, anche laddove i cittadini avevano imparato a differenziare i rifiuti.
Dal momento che ci si è allontanati dall’obiettivo del 40%, peraltro non esaltante se paragonato ad altre realtà italiane, di raccolta differenziata non ci sembra accettabile che a doverne pagare le conseguenze (aumento delle tasse e città sporca) siano i cittadini che avevano contribuito a raggiungere tale obiettivo nello scorso mese di ottobre.
Fa ancora più rabbia il fatto che a pagare siano sempre i Cittadini e non gli addetti al controllo ed alla gestione degli impianti dedicati al trattamento ed al recupero dei RSU, dell’organico, delle raccolte differenziate, del biogas prodotto dalla discarica comunale di Autigno: tutte azioni ed attività politiche mirate, con lungimiranza circa 3 lustri fa, a ridurre la tariffa e portare un reale e sociale beneficio economico; tutto vanificato e peggiorato!

Direttivo Legambiente Brindisi Circolo “T. Di Giulio”

lunedì 15 dicembre 2014

PETIZIONE PER I REATI AMBIENTALI NEL CODICE PENALE

In nome del popolo inquinato!
FIRMA LA PETIZIONE PER I REATI AMBIENTALI NEL CODICE PENALE
 
Continua la mobilitazione per ottenere l’introduzione degli ecoreati nel nostro ordinamento. Legambiente e Libera hanno promosso una petizione on line, alla quale hanno aderito già 23 associazioni nazionali, per chiedere al Senato di approvare celermente la legge sui delitti ambientali nel Codice penale. Dopo l’approvazione alla Camera, a fine febbraio, le commissioni competenti di Palazzo Madama stanno esaminando il provvedimento ma il via libera tarda ad arrivare.
 
Da mesi chiediamo al Parlamento di fare presto e per rafforzare la nostra azione abbiamo coinvolto associazioni di categoria, studenti, comitati e altre realtà organizzate per rivolgere assieme un appello al Presidente del Senato Pietro Grasso e ai Presidenti delle Commissioni Giustizia e Ambiente, Nitto Palma e Marinello.Come ha confermato anche la recente sentenza sul caso Eternit, non c’è più tempo da perdere. È ora che il Senato approvi subito il provvedimento con piccole modifiche e senza stravolgimenti.
 
Affinché non ci siano più disastri ambientali impuntiti, subito i reati ambientali nel Codice penale!
Firma la petizione e aiutaci a diffonderla.
Basta andare a questo link:

lunedì 24 novembre 2014

La Festa dell'Albero - Abbracciamolo 2014

COMUNICATO STAMPA

Si sono svolte nelle giornate di venerdì 21 novembre presso il Liceo scientifico di Mesagne e lunedì 24 novembre 2014 presso la scuola elementare del quartiere La Rosa di Brindisi due giornate della “Festa dell’albero – Abbraccialo” di Legambiente. Gli studenti dei rispettivi istituti hanno provveduto, insieme ai volontari di Legambiente Brindisi, alla piantumazione di alberi e arbusti tipici della macchia mediterranea nei giardini delle proprie scuole. Le giornate hanno voluto rappresentare un momento di riflessione sull’importanza degli alberi nella riqualificazione del territorio, dei quartieri e della scuola ed hanno contribuito alla partecipazione al Guinness World Record del più grande abbraccio simultaneo agli alberi in tutta Italia.
                                                                     

lunedì 13 ottobre 2014

Legambiente: «È paradossale che in presenza di un’area di massima tutela la Regione non abbia effettuato la Valutazione d’Incidenza Ambientale»

Bari, 13 ottobre 2014                                                                      Comunicato stampa
Scarichi a Torre Guaceto

Il Ministero dell’Ambiente scrive alla Regione Puglia sulla Valutazione di Incidenza Ambientale


 Legambiente: «È paradossale che in presenza di un’area di massima tutela la Regione non abbia effettuato la Valutazione d’Incidenza Ambientale»

Dopo il sopralluogo del Reparto Ambientale Marino del Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto, la Direzione Generale per la Protezione della Natura e del Mare del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ha scritto alla Regione Puglia chiedendo di acquisire gli atti della Valutazione d’incidenza effettuata sull’autorizzazione provvisoria allo scarico nel Canale Reale. Com’è noto, la inderogabile procedura deve essere effettuata per tutti quei progetti che possono avere incidenze significative sullo stato di conservazione di habitat e specie di interesse comunitario appartenenti alla Rete Natura 2000.

«Ci chiediamo come mai - precisa Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia la Regione Puglia non abbia mai attivato la procedura di Valutazione di Incidenza Ambientale sullo scarico temporaneo delle acque nel Canale Reale, sito di interesse comunitario nonché zona di massima tutela dell’area marina protetta di Torre Guaceto. Oggi, anche in virtù dell’incontro tenutosi lo scorso 7 ottobre presso la Presidenza della Regione Puglia al quale abbiamo partecipato, riteniamo quanto mai urgente realizzare, in attesa dell’entrata in esercizio della condotta sottomarina, le trincee disperdenti quale recapito alternativo, e non complementare, a quello di Canale Reale».

Da anni l’associazione ambientalista, attraverso i prelievi effettuati nell’ambito della campagna Goletta Verde, denuncia il cattivo stato di salute di Canale Reale, un pericolo serio per la biodiversità dell’Area Marina Protetta di Torre Guaceto, e ribadisce la necessità di trovare una soluzione definitiva al problema degli scarichi con la realizzazione della condotta sottomarina.

«Tuttavia non possiamo non accogliere con favore - continua Tarantini - l'entrata in esercizio del depuratore consortile di Carovigno che riduce a dieci il numero di impianti che scaricano direttamente in falda con gravi danni per la stessa. A tal riguardo si ricorda che, proprio alla vigilia della stagione balneare, l’Unione Europea ha avviato una nuova procedura di infrazione ai danni dell’Italia per il mancato rispetto della direttiva comunitaria sul trattamento delle acque reflue urbane. Dopo già due condanne a carico del nostro Paese, che hanno coinvolto anche agglomerati pugliesi (tra cui San Vito dei Normanni, ndr), l'attuale procedura di infrazione ne coinvolge 37 per un totale di 2milioni e cinquecento abitanti equivalenti».

domenica 12 ottobre 2014

PULIAMO IL MONDO 2014

Si è svolta nella mattinata di domenica  12 ottobre 2014 sul piazzale sottostante il Monumento al Marinaio  a Brindisi l’iniziativa “Puliamo il mondo  - Clean up the world 2014” promossa da Legambiente Brindisi, che lamenta lo stato di incuria in cui versa questo importante monumento del porto di Brindisi.
I volontari di Legambiente, che hanno ripulito il piazzale (anche con il supporto della Monteco) ed aperto al pubblico il sacrario, denunciano l’assenza di controllo del piazzale, frequentato da numerose autovetture e motocicli dal momento che manca (perché asportato) il cancello di ingresso da via T. Minniti, e suggeriscono, oltre al ripristino dello stesso, il posizionamento di cestini per incentivare i frequentatori dell’area a non abbandonare i propri rifiuti.

Il Monumento al Marinaio, inoltre, è da tempo chiuso al pubblico ed ai turisti, presenti numerosi in questi giorni in città: dispiace constatare che, per una città che dichiara di voler volgere il proprio futuro verso il settore turistico e lo sviluppo della “Città d’acqua”, sia chiuso questo prezioso monumento che permette anche di vedere dall’alto Brindisi ed il suo porto. Siamo fiduciosi che l’Amministrazione Comunale sarà attenta a prendere atto dei suggerimenti forniti. 




giovedì 9 ottobre 2014

PULIAMO IL MONDO 2014


Legambiente organizza, domenica 12 ottobre 2014 dalle 9.30 alle 12 sul piazzale del Monumento al Marinaio a Brindisi, “Puliamo il mondo 2014”. Riprendiamoci la città, Brindisi è di tutti...

giovedì 2 ottobre 2014

accolto il ricorso del Comune di Torchiarolo

COMUNICATO STAMPA
Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso del Comune di Torchiarolo contro la sentenza del TAR Lecce in merito alla controversia relativa agli sforamenti di PM10 nella centralina di via Don Minzoni nella cittadina della provincia di Brindisi.
Il Consiglio di Stato ha disposto, sospendendo la sentenza opposta, che il Tribunale Amministrativo svolga il giudizio di merito per accertare se gli sforamenti siano legati alle emissioni della combustione di biomasse nei caminetti delle abitazioni di Torchiarolo o alle ceneri ed alle polveri di carbone della vicina centrale termoelettrica.
Legambiente, che ha trovato singolare la sentenza del TAR che afferma che la ricerca degli isotopi del carbone non sarebbe dirimente rispetto alla fonte, andando ben al di là di quanto richiesto nel ricorso del Comune di Torchiarolo e di quanto motivabile in una sentenza non di merito, accoglie con favore la sentenza del Consiglio di Stato e ribadisce che la stessa ARPA,congiuntamente all’Università del Salento, nell’ambito dell’Analisi di Rischio ambientale e sanitaria sviluppata sui terreni posti in adiacenza al nastro trasportatore ed al carbonile della centrale Enel di Cerano, ha effettuato l’analisi del bioaccumulo dell’arsenico nella catena trofica, attraverso l’uso dell’isotopo stabile 13C.
Questa analisi, che Legambiente ha indicato nelle osservazioni al Piano di Risanamento del territorio di Torchiarolo redatto dalla Regione Puglia, porta oggettivamente alla fonte emittente e chiunque cerchi la verità e non sia condizionato da preconcetti ed interessi di parte non può che rimettersi al risultato di tale ricerca.
All’assessore regionale Nicastro, al quale ricordiamo che il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso del Comune di Torchiarolo, chiediamo di attendere l’esisto del giudizio di merito del TAR nell’interesse della salute della collettività  e della tutela dell’ambiente, diritti di cui egli stesso non può che essere portatore.
                                               Direttivo Legambiente Brindisi


TAP: proposte serie e non demagogiche.


Ho scritto, più volte, che la strategia energetica nazionale (S.E.N.), approvata dal Governo Monti in limine mortis, “approfittando” dello scioglimento del Parlamento, disegna scenari per nulla realistici per giustificare, fra l’altro, l’aumento dei consumi di gas in Italia del 6% entro il 2020. Oggi 30.000 Mw di impianti a ciclo combinato, utilizzanti il metano come combustibile, sono in profonda crisi o in riserva, il 40% dei consumi finali sono coperti da fonti rinnovabili e l’Unione Europea ha fissato l’obiettivo dell’80% entro il 2050 nella “Energy Road Map”. Il gasdotto TAP è importante per ottenere una diversificazione delle fonti di approvvigionamento, ma quanti parlamentari salentini hanno chiesto ed ottenuto la revisione della S.E.N. che tanto incide nel definire strategico il gasdotto?
Mi risulta che l’approdo a San Foca – Melendugno sia stato mutato rispetto all’ipotesi iniziale: ma quanti rappresentanti politici ed istituzionali salentini sono intervenuti, nella fase di esame della fattibilità dell’opera, per chiedere la valutazione di più siti nell’area prescelta? Quanti hanno chiesto di avere una fase di scooping, partecipata e tecnica, da cui far scaturire la procedura di valutazione d’impatto ambientale sitospecifica (sull’unico sito individuato) ed anche l’ opzione zero (il diniego alla fattibilità), ovviamente sorretta da argomentazioni tecnico – scientifiche, prevista dalle disposizioni di Legge? Dico e ribadirò in seguito che siti molto distanti fra loro non possono appartenere ad uno stesso progetto, in ragione dei diversi percorsi e delle diverse criticità e dei diversi indicatori analitici.
Queste considerazioni le ho manifestate quando, in fase di fattibilità, si discuteva soltanto su un sito e non si è aperto alcun confronto istituzionale che anticipasse e, quanto meno, condizionasse la presentazione del Rapporto di Impatto Ambientale.
Ho più volte precisato che la richiesta di giudizio di compatibilità ambientale e l’intera procedura V.I.A. sono sito specifici e che gli spazi in questa fase sono quelli delle osservazioni e dei pareri istituzionali non vincolanti (quello della Regione Puglia, ma anche quello del Ministero per i Beni e le attività culturali ed il turismo). È in questa fase che studi, analisi, argomentazioni tecnicamente supportanti osservazioni e pareri istituzionali hanno finito con il passare in secondo ordine rispetto a levate di scudi, a volte fin troppe demagogiche ed elettoralistiche, ma soprattutto ad un indegno scaricabarile verso il territorio brindisino, evidentemente considerato politicamente più debole.
Tutte le ipotesi di siti indicati sono privi, fra l’altro, di qualsiasi serietà scientifica (escluse già in analisi comparative con il sito di San Foca – Melendugno) o sono addirittura ridicole (quali quelle del “Casale”, quartiere residenziale che si affaccia nel porto interno di Brindisi, ed anche di “Micorosa”, area in cui rifiuti pericolosissimi, non rimovibili, saranno tombati, rendendo impossibile la realizzazione di opere comunque a rischio di incidente rilevante).
Francamente il giudizio di compatibilità ambientale favorevole della commissione V.I.A. nazionale e l’emesso decreto del Ministro Galletti, in questo contesto, erano prevedibili, anche perché Renzi vuol dimostrare che il suo è il Governo del fare e crede nella strategia energetica nazionale che ben poca opposizione politica ha avuto.
Regione Puglia ed istituzioni locali interessate potrebbero, nell’ambito del procedimento in corso (che, lo ripeto, è sitospecifico, per quel che riguarda l’approdo, su San Foca – Melendugno), verificare se le prescrizioni o le omissioni offrano elementi ostativi rispetto all’autorizzazione unica.
Quel che è inammissibile, giuridicamente ed eticamente, è cercare di introdurre nel procedimento siti alternativi, il che non allontanerebbe l’impianto da San Foca – Melendugno, ma aprirebbe soltanto ulteriori conflitti e non può che essere fonte di conflitto la proposta formulata al viceministro Devicienti da rappresentanti autorevoli regionali del PD, i quali hanno chiesto di esaminare l’approdo a Cerano, accampando come fantomatica giustificazione l’improbabile alimentazione a metano di uno o due gruppi della Centrale di Brindisi Sud. Perché questi esponenti del PD non chiedono invece, l’apertura della tanto annunciata “Vertenza Brindisi” e l’altrettanto annunciata drastica riduzione del carbone combusto, peraltro ben conoscendo i lavori in corso di copertura del carbonile, di dichiarata ambientalizzazione degli impianti e di realizzazione di filtri a manica. In ogni caso gli abitanti di Brindisi, Città “martoriata” per Nichi Vendola, hanno già mostrato nel caso del rigassificatore come sappiano difendere il proprio territorio e la propria dignità.
                                 Doretto Marinazzo

                     Consigliere Nazionale Legambiente

lunedì 29 settembre 2014

sulla situazione rifiuti a Brindisi

COMUNICATO STAMPA
Tre questioni stanno infiammando la discussione in merito alla gestione del ciclo dei rifiuti a Brindisi: l’affidamento del servizio e la qualità della raccolta di rifiuti, l’impianto di compostaggio e le perduranti decisioni della Regione Puglia di utilizzo della discarica di Autigno per sopperire alla chiusura della discarica di Conversano (BA).
La discussione è condizionata dall’attribuzione ad altri di disservizi veri o presunti o da una vera e propria “caccia all’untore” di manzoniana memoria.
Prima di esaminare lo stato dell’arte è opportuno rendere di pubblico dominio, attraverso la tabella allegata, i dati ufficiali che hanno consentito alla città di Brindisi di evitare della gravosa ecotassa: la Regione, tenendo conto dei gravi ritardi, in primo luogo dei Comuni capoluogo di provincia, ha disposto un percorso “virtuoso” per raggiungere, entro la metà del 2015, l’obiettivo minimo del 45% di raccolta differenziata, attraverso aumenti semestrali del 5% a partire da un 30% all’inizio del 2014.
Brindisi, nel primo semestre dell’anno in corso ha superato l’obiettivo fissato, raggiungendo il 36% , evitando quindi l’ecotassa.
Dobbiamo prendere atto, con soddisfazione, di questo dato che, però, non elimina palesi disfunzioni di cui anche ognuno di noi dovrebbe farsi carico nel momento in cui reclamiamo un miglioramento del servizio: il diffuso abbandono di rifiuti, infatti, è addebitabile a chi lo fa e non all’Amministrazione  Comunale o alla ditta che gestisce il servizio.
Nel corso degli anni sembra che l’Amministrazione Comunale abbia avuto la straordinaria capacità di produrre e subire controversie, contrasti, disservizi nella gestione di un servizio così essenziale per la città. Ricordiamo soltanto (chi vuole può rileggere “l’affaire SLIA” o il dossier rifiuti che Legambiente produsse 20-25 anni fa)  il rapporto con la SLIA, la condanna del Comune a pagare 8 miliardi di vecchie lire in una controversia giudiziaria o una di appalto che richiedeva la disponibilità di una discarica nel territorio (sostanzialmente quella della SMD del gruppo SLIA). Ricordiamo anche, però, il susseguirsi i ricorsi e decisioni della Magistratura (certamente non responsabile di atti e controversie a lei sottoposti) che hanno prodotto, fra assegnazioni e revoche o proroghe delle attività, una evidente precarietà nella gestione del servizio di raccolta, stoccaggio e successivo conferimento dei rifiuti.
Le notizie sulle indagini a Trapani della Procura e della Direzione Investigativa Antimafia e delle Procura di Brindisi sulla società Aimeri non aiutano a rasserenare l’ambiente ed a sostenere la procedura di trasferimento del contratto che, in ogni caso, non può provocare interruzione di un pubblico servizio, improvvisi vuoti nella fornitura di mezzi o nuovi contenziosi giudiziari.
La discussione sull’impianto di compostaggio sembra prescindere dall’esistenza di un impianto giudicato inidoneo, ma per il cui aggiornamento tecnologico sono stati spesi ingentissimi fondi pubblici (2,5 milioni di euro per lavori dei quali l’Amministrazione Comunale e l’OGA hanno certificato la corretta esecuzione?). al di là del giudizio sull’opportunità di un nuovo impianto nel Petrolchimico (in area privata da bonificare) appare discutibile l’abbandono dell’impianto esistente (da rendere rispondente alle osservazioni tecniche ed eventualmente da potenziare fino alla capacità di 20.000 T), il che porterebbe Legambiente a chiedere alla Magistratura ordinaria e contabile di verificare responsabilità pregresse amministrative, penali e contabili.
La percentuale di umido raccolto raggiunge il 30% e, dopo trattamento, può avere caratteristiche di compost di qualità.

Per quel che riguarda l’utilizzo permanente della discarica di Autigno per sopperire alla chiusura di quella di Conversano (BA), è doveroso precisare che nei mesi scorsi non è stato trasportato rifiuto tal quale, ma biostabilizzato, prodotto normalmente utilizzato in discarica a copertura del rifiuto tal quale e di ben diverso impatto ambientale. È assurdo, però, tenendo anche conto della capacità della discarica di Autigno, pensare che Brindisi possa essere individuata sempre come luogo su cui scaricare la risoluzione delle problematiche altrui (vedansi le proposte indecenti sul trasferimento dell’approdo del Gasdotto TAP), nel mentre continua a mancare la tanto annunciata uscita dal carbone, che anzi qualcuno vorrebbe rappresentare di scarso impatto ambientale e sanitario. Certamente da rimettere alla Procura della Repubblica sarebbe qualsiasi atto amministrativo che autorizzi la riapertura della discarica di “Formica ambiente” o il trasporto di rifiuti speciali o di RSU tal quale.

giovedì 25 settembre 2014

nota sull'assemblea per Piano Comunale della Costa

COMUNICATO STAMPA
L’assemblea del 26 settembre p.v. rappresenta un’utile occasione in cui l’Amministrazione Comunale di Brindisi potrà presentare la bozza del Piano della costa: l’iniziativa, ovviamente, non viene organizzata per esaurire quella costruzione partecipata che non può non caratterizzare l’iter formativo del Piano e non sostituisce e non ingloba il confronto di merito sulle osservazioni che sono state trasmesse nei termini di legge.
Legambiente ha più volte ribadito che le proprie osservazioni sono un contributo per la definizione  di un Piano che, come lo stesso assessore comunale all’Urbanistica ha riconosciuto, deve riguardare la fascia demaniale, probabilmente da riscrivere alla luce degli effetti erosivi sulla linea di costa (e, quindi, anche sui lidi).
Legambiente si è, però, dichiarata, come precisato nelle osservazioni, a discutere una pianificazione entro i 300 metri dalla linea di costa, con l’obbligo in quel caso di decidere in merito all’esistente (insediamenti abusivi sanabili o da abbattere, il caso “Acque chiare”, beni demaniali acquisiti, prima di ipotizzare opere nuove anche in ragione della individuazione conseguente degli indici urbanistici).
In ogni caso, quanto sopra e la previsione di diversa viabilità (la “mobilità dolce” prioritariamente dovrebbe riguardare la Litoranea Sud, percorsa di continuo da mezzi pesanti, che attraversa il Parco regionale “Saline e stagni di Punta della Contessa”) non possono essere regolamentati nel Piano della Costa, ma nel PUG, il cui iter (che avrebbe dovuto essere concluso entro 150 giorni dall’approvazione del Documento Programmatico Preliminare il 23 agosto 2011) deve essere fortemente accelerato.

È assolutamente condivisibile l’obiettivo di “innescare un percorso di recupero e risanamento complessivo” (Titolo I, art.2, PCC), ma proprio per questo il Piano della Costa va strettamente connesso al PUG e va meglio delineato quel monitoraggio puntuale prescritto dalla legge e dal Piano Regionale, anche per quel che riguarda la contestualizzazione del rapporto 60% pubblico e 40% privato nell’individuazione di lidi sul litorale (fermo restando che dal novero totale vadano escluse alle facenti parte di Parchi nazionali e regionali).

giovedì 14 agosto 2014

conferenza stampa di presentazione del Campo di volontariato Brindisi 2014

Martedì 19 agosto 2014 alle ore 11 presso la sala conferenze di Palazzo Granafei-Nervegna si svolgerà la conferenza stampa di presentazione del secondo Campo di Volontariato Nazionale in programma presso il Parco regionale “Saline e stagni di Punta della Contessa”, dal 21 al 30 agosto p.v.

VERSALIS: Lodevole il “piglio” dell’Ass. Monetti.

            Ci sembra doveroso riportare la soddisfazione relativa al “piglio” con il quale il neo Assessore Dott. Antonio Monetti  intende affrontare la questione Versalis; l’organizzazione di una struttura di riferimento presso l’ASL e la richiesta di apertura dell’AIA costituiscono sicuri elementi di impegno nella salvaguardia degli interessi ambientali, sanitari e degli stessi Lavoratori.
            Legambiente, con questi presupposti, non potrà che fornire un apporto concreto in merito alle azioni che l’Assessore intenderà intraprendere e sarà, nella propria riconosciuta autonomia, disponibile ad evidenziare le criticità che si evincono nell’attuale Decreto autorizzativo di AIA ed a proporre le più opportune richieste tecniche necessarie per “motivare” l’apertura della procedura di AIA.
            Si ribadisce, inoltre, fin anche a sembrare ripetitivi, che Legambiente non opera contro la Versalis ed ancor più contro i Lavoratori ma, tutte le iniziative e gli interventi che sono e saranno presi, hanno il fine comune di ridurre e migliorare la “impronta ecologica” dell’azienda che resta un patrimonio industriale di questa città.
            Pleonastiche ed inopportune appaiono le considerazioni della UILTEC, fra l’altro in contrasto con il proprio segretario provinciale, in quanto Legambiente non ha  né ha mai avuto “atteggiamenti inquisitori” verso alcuno, demandando agli Organi competenti tali compiti.
            E’ rilevante però ricordare al sindacalista che gli interventi di “ambientalizzazione” fatti in corso d’opera, e nel qual caso nel corso di oltre 50 anni di chimica di base a Brindisi, costituiscono solo ed esclusivamente “riparazione” ai danni ambientali prodotti e/o adeguamento a normative; sul tema della “contaminazione” delle matrici ambientali e dei danni sanitari prodotti dal comparto della chimica di base, fanno testo scientifico le caratterizzazioni chimiche effettuate all’interno del petrolchimico che hanno rilevato un sicuro “danno ambientale” arrecato alle matrici ambientali esaminate.
            In definitiva, bando alle polemiche e con il “piglio” (di scopa nova) del neo Assessore Monetti, cerchiamo, congiuntamente ed ognuno per le proprie funzioni (ancor più se volontarie) di definire percorsi amministrativi e tecnici in grado di migliorare sempre più la situazione ambientale del petrolchimico, ormai nota dal punto di vista della contaminazione, per cercare di
fornire a tale area un “futuro capace di sviluppo” (citazione di Edo Ronchi) e, nel qual caso, di sviluppo compatibile con il miglioramento ambientale, con il mantenimento e l’incremento della occupazione e con la salvaguardia della salute dei Cittadini.
            Gli strumenti ci sono e Legambiente li ha forniti (per esempio: Area Produttiva Ecologicamente Attrezzata- APEA) ora spetta al Comune ed alla Regione, per gli aspetti normativi, acquisire tali strumenti e divenirsi vero artefice della gestione anche della zona industriale e delle proprie reali prospettive.
            Noi vogliamo esprimere, sbilanciandoci, ottimismo rispetto a questo “nuovo corso” dell’amministrazione comunale e…… speriamo di avere avuto un buon intuito. 
                                                                                                          prof. Francesco Magno
                                                                                              consulente nazionale Legambiente

Piano Comunale Costiero: favorevoli a condizione che ……..

            L’invio di osservazioni sul Piano Comunale della Costa (PCC) non è semplicemente l’esercizio di diritti legittimi, ma rappresenta un contributo essenziale in un procedimento amministrativo, democratico e trasparente e merita la dovuta attenzione nella lettura, ancor prima di esprimere considerazioni non dirimenti. 
            Legambiente, nel corso dei tanti anni trascorsi dall’affidamento degli incarichi profes-sionali, fin dal 1983, ha sollecitato la definizione dell’iter autorizzativo del “Piano della Costa” legato al PRG (Piano Regolatore Generale) ed ha sempre evidenziato il fatto che l’assenza del Piano favoriva la discrezionalità nell’esame di progetti, a cominciare da quelli concernenti insediamenti turistici, ma soprattutto un dilagante abusivismo edilizio.
            Siamo, quindi, d’accordo con il Sindaco quando afferma che vi sono state “vecchie cupole brindisine” che hanno ricavato vantaggi dalla situazione, ma proprio per questo Legambiente ha presentato puntuali osservazioni per giungere all’approvazione di un PCC che risulti inattaccabile e sani ciò che è legittimabile e cancelli ciò che resta abusivo e di grande impatto su ambiente e paesaggio.
            Cos’è, secondo il Sindaco, “inutile ed incomprensibile” nelle osservazioni di Legambiente?
            Legambiente ha chiesto di definire se il PCC va, come gli interventi previsti richiederebbero, in variante al PRG o se, più adeguatamente, si collochi all’interno del PUG; la decisione di portarlo in discussione nella Conferenza di co-pianificazione dello stesso PUG ci sembra che accolga la nostra richiesta.
            Nel PCC si stabiliscono vincoli e regole riguardanti progetti futuri ma, non ci sono decisioni concernenti l’esistente, a cominciare dalle sanatorie possibili di insediamenti abusivi, dall’abbattimento che ciò che è costruito a ridosso della falesia, della macchia mediterranea e/o di aree sottoposte a vincoli e/o dalla risoluzione delle questioni inerenti insediamenti turistici.
            Il previsto “processo di recupero e risanamento”, che è il principale obiettivo del PCC, come si può conseguire in assenza di queste decisioni?
               Legambiente ha chiesto, invece di prevedere genericamente nuovi insediamenti per attività di ristoro, recettive, per centri benessere e/o musei del mare itineranti, di definire destinazione d’uso e fruizione di beni ed aree demaniali trasferite al comune.
            Legambiente ha anche chiesto che la “mobilità dolce” interessi l’intera litoranea e, priorita-riamente, quella a Sud, continuamente attraversata da autotreni a ridosso dell’area Parco “Stagni e Saline di Punta della Contessa” invece della sola area fra Punta Penne ed Apani.
            Legambiente, nel pieno rispetto della legge regionale 17/2006 ha chiesto di monitorare equilibri ambientali e paesaggistici ed indici urbanistici ed edilizi, ma a valle delle scelte ineludibili sull’esistente e nell’ambito del recupero e del risanamento delle aree su cui insistono insediamenti non sanabili.
            Legambiente nel ribadire che il PCC è uno strumento utile e necessario per la pianificazione territoriale, conferma la piena disponibilità al confronto nel rispetto dei contributi ricevuti e nell’ambito dello strumento urbanistico generale (PUG) di riferimento.
                                                                                                             Direttivo Legambiente Brindisi

mercoledì 13 agosto 2014

VERSALIS: è necessaria la riapertura della procedura autorizzativa AIA


            L’ennesimo grave episodio di sfiammamento della torcia della Versalis, avvenuto in un giorno di assoluta calma di vento e di persistenza della nuvola nera inquinante sulla città di Brindisi, ha la necessità di essere valutata per la gravità che assume nella frequenza degli episodi; né i periodici rapporti effettuati da ARPA sui singoli episodi possono essere sufficienti a garantire la mancata contaminazione delle matrici ambientali e le valutazioni di ordine sanitario in termini di “morbilità”.
            La frequenza degli episodi necessita dell’apertura della procedura autorizzativa di AIA, Decreto 2011/0000514 del 16/09/011, con la quale la Polimeri Europa Spa (oggi Versalis); tale Decreto, infatti prevede tutta una serie di prescrizioni che devono essere assolte entro i termini previsti.
            Versalis ha ottemperato a parte delle richiamate prescrizioni ottenendo dal Comitato, all’uopo preposto dal Ministero dell’Ambiente, che le “modifiche” strutturali proposte “non sono sostanziali” per la riapertura della procedura di AIA. 
            Legambiente ritiene, considerato quanto riportato nel Decreto autorizzativo AIA, che la frequenza degli episodi di combustione in torcia e di sfiammamento, debbano essere oggetto di riapertura della richiamata procedura di AIA e ciò sia per lA verifica della tipologia dei gas/rifiuti immessi in torcia che del monitoraggio delle emissioni.
            Il Comune d Brindisi e la Provincia hanno partecipato alla Commissione di valutazione dell’AIA proposta dall’allora Polimeri Europa Spa ed il cui controllo è stato affidato ad ISPRA; a questa ultima (ISPRA) i richiamati Enti, anche in virtù delle relazioni effettuate da ARPA e dei riconosciuti incrementi di “benzene”, si ritiene debbano fare richiesta di “riapertura della procedura di AIA” in maniera tale che questa possa essere soggetta alla valutazione pubblica e possa garantire la non contaminazione delle matrici ambientali e della salute pubblica.
            Particolare riferimento va fatto in merito ai “periodi transitori d’esercizio”, al monitoraggio a “bocca di torcia” ed allo smaltimento dei residui della produzione (rifiuti) non  a norma con gli standard di qualità.
            Un ulteriore intervento dovrebbe essere fatto, sempre dai richiamati Enti, nei confronti di ARPA e del sistema di visualizzatione nel sito del DAP di Brindisi, dei dati registrati dalle centraline che, molto spesso impediscono la rappresentazione pubblica dei risultati del monitoraggio orario e giornaliero.
                                                                                                          prof. Francesco Magno
                                                                                              consulente nazionale Legambiente

lunedì 21 luglio 2014

MICOROSA-ZONA FANGHI: LA SITUAZIONE E’ GRAVE MA NON E’ SERIA (E.Flaiano).

Le notizie che la stampa riporta su “Micorosa” o meglio sulla “zona fanghi”, così come veniva chiamata dalle aziende del petrolchimico che hanno costituito la discarica abusiva, complicano ulteriormente lo stato di attuazione della bonifica.
Va dato atto alla politica che è riuscita ad ottenere i finanziamenti utili alla realizzazione del “capping”, con la sola eccezione relativa alla denuncia di inerzia avanzata nei confronti di altre precedenti amministrazioni che, a tal proposito, non avrebbero effettuato alcunché.
Ma sappiamo che uno degli slogan della politica è quello di “apparire”, a prescindere dal “servizio” dovuto nei confronti degli elettori che hanno ritenuto di affidare la responsabilità di rappresentarli; riteniamo che non sia possibile bearsi dei risultati ottenuti, nel qual caso il finanziamento delle opere di bonifica, e non evidenziare tutto il lavoro precedentemente svolto.
La “storia” della “zona fanghi-Micorosa” parte da lontano e proprio da una richiesta fatta dal Comune di Brindisi nel lontano 1995, stimolata da un intervento di Legambiente e che ha prodotto, da parte della Procura di Brindisi, l’apertura di un’inchiesta, anche a seguito di documentazione acquisita dalla Digos nel dicembre 1995.
Il Sindaco di allora, infatti, conscio di aver intrapreso l’iter regionale relativo alla creazione del “Parco Saline di Punta della Contessa” e che l’area della “zona fanghi-Micorosa” era parte integrante del Parco e se non bonificata non poteva, congiuntamente ad altri problemi ambientali dell’area, raggiungere gli obiettivi previsti per lo stesso Parco, fra cui la realizzazione di un brand sui prodotti agricoli, nel novembre del 2000 stimolò l’intervento di ARPA che, nel dicembre dello stesso anno, rappresentò la “tragica situazione ambientale” dell’area. Questa nota fu rimessa alla Procura che ha avviato un “procedimento penale” informando il Comune con nota n. 1695/01 R.G. del 29/05/2001.
Vi è stato, quindi, un diretto intervento della Procura, già a far data del 2001, del cui esito poi non si hanno ulteriori riscontri.
Resta però il fatto che, a seguito di quanto riportato da ARPA, il Sindaco emise “Ordinanza” n. 56/48526 del 27/06/2001 con la quale diffidava le società Micorosa Srl (allora non ancora in liquidazione) e la Enichem Spa, ad attivare tutte le procedure previste dal DM 471/99 in merito alla messa in sicurezza e successiva bonifica della discarica abusiva.
A prescindere da tutte le controversie amministrative avanzate nei confronti della richiamata Ordinanza, ancora oggi per certi versi pendente presso il Consiglio di Stato, dobbiamo rilevare che non vi è stata affatto inerzia da parte del Comune che, successivamente, nel 2002 ha elaborato un “Action Plan” su 11 siti pubblici, fra cui Micorosa, da caratterizzare ed eventualmente bonificare.
Ancora dopo, nel 2007, anche grazie a 3 milioni di euro rivenienti da fondi FAS, il progetto di caratterizzazione della “zona fanghi”, elaborato dalla struttura comunale, è stato approvato e realizzato, evidenziando un grave “stato di contaminazione diffusa”. 
Questa non vuole essere una “difesa” dell’attività amministrativa del Comune, non è il nostro ruolo, ma, oggettivamente, far intendere che non sia stato mai fatto nulla e che bastano due mascherine ed un po’ di “media” in cerca di notizie, non corrisponde alla realtà dei fatti.
In merito poi alla vicenda del progetto di bonifica elaborato da “Sogesid”, società in house del Ministero, l’arrabbiatura del Sindaco con volontà di emulare il calciatore Suarez, è oltremodo condivisibile in funzione delle incongruenze e dei pedestri errori di progettazione effettuati.
Come è possibile, infatti, realizzare una progettazione esecutiva senza essere in possesso dei titoli di proprietà dei terreni sui quali realizzare la bonifica?
Come è possibile richiedere la procedura di “assoggettabilità” alla VIA regionale (procedura bloccata dal gennaio 2014), ancor prima di aver ottenuto l’autorizzazione del Consiglio Superiore dei Lavori pubblici?
Fa bene il Sindaco ad arrabbiarsi, anche e soprattutto perché sa che lo scoglio maggiore risiede proprio sulla proprietà dei terreni e, quindi, sui soggetti ai quali attivare le procedure di esproprio; fatto salvo che non vi sia un’ammissione di responsabilità da parte della Syndial  che, a nostro avviso, oggi ne detiene la proprietà e che solo il Consiglio di Stato, ove ancora pende il ricorso del Comune, è in grado di dirimere.
Questa ultima valutazione è frutto dell’analisi attenta che è stata fatta sulla proprietà del sito, a partire dal 1962 al 1968 quando la Montecatini iniziò a scaricare i fanghi di idrossido di calcio provenienti dall’impianto di acetilene (P 16) di proprietà della Polymer, continuando dal 1969 al 1975 allorquando dagli impianti della Montedison venivano scaricate nella “zona fanghi” le “code clorurate” provenienti dalla produzione di CVM e DCE (impianto P33) e, per finire agli anni 1972-1980 quando venivano scaricate le acque di lavaggio acide provenienti dall’impianto di produzione dell’anidride ftalica (P 26).
Un incredibile gioco societario di “scatole cinesi” fra acquisizioni, accorpamenti societari, vendite di rami d’azienda fra le società del Gruppo Montecatini, poi Edison e quelle del Gruppo Eni e/o di entrambi i gruppi, fino ad arrivare alla fittizia vendita della “zona fanghi” alla Micorosa Srl; fittizia in quanto, nel contratto di vendita fra Enichem-Anic e Micorosa che ne ha acquisito il possesso della discarica a partire dal 15/01/1990, vi era (paragrafo IX) la specifica clausola che il contratto è sottoposto “a condizione risolutiva” se Micorosa non avesse ottemperato agli impegni di risanare l’area della “zona fanghi” attraverso il “recupero” industriale di questi.
Nel richiamato paragrafo IX del contratto è riportato che, ove Micorosa non avesse ottem-perato alle attività di recupero, testualmente: “ In tal caso l’acquirente (Micorosa) è tenuto, a semplice richiesta del venditore (Enichem-Anic Srl) alla retrocessione dei beni del presente accordo”.
Dubitiamo fortemente che Enichem-Anic srl (oggi Syndial) abbia mai richiesto a Micorosa la retrocessione del bene, proprio in virtù della necessità di liberarsi di un discarica abusiva che, anche grazie all’emanazione della Legge 349/86 relativa alla introduzione delle “norme in materia di danno ambientale”, costituiva un enorme problema in virtù del fatto che il Ministero dell’ambiente, nel 1989, riteneva la “zona fanghi” quale “causa di gravi alterazioni negli equilibri ambientali”, riportati poi nella “Dichiarazione di area ad elevato rischio di crisi ambientale” con Delibera del Consiglio dei Ministri del 30/11/1990.
Resta il fatto che Micorosa è fallita ed è trascorso quasi ¼ di secolo dal richiamato “contratto”  ed i fanghi sono ancora nello stesso posto da oltre 52 anni e continuano, imperterriti, nell’azione devastatrice delle varie matrici ambientali e, condividendo i recenti ricorsi così come riportato nel dossier presentato da Legambiente al Procuratore della Repubblica di Brindisi nel 2013, anche nella gravità dei riscontri relativi alla salute pubblica.
Legambiente, come ha sempre fatto, vigilerà sulla procedura di bonifica in atto e, là dove necessario, sarà pronta a sollecitare ulteriormente i provvedimenti giudiziari a carico dei responsabili sia del grave danno ambientale prodotto che di coloro che, con comportamenti attivi e/o omissivi lo hanno consentito e lo consentono tutt’oggi in merito attraverso procedure che possono indurre anche alla perdita dei finanziamenti connessi alla bonifica.
Brindisi 21/07/2014                                                                   
                                                                                                     Prof. Francesco Magno 

                                                                                                Direttivo Legambiente Brindisi

giovedì 17 luglio 2014

PATTO DEI SINDACI: OCCASIONE PERDUTA?


Si è svolto l'incontro in cui la società Ernst & Young ha chiesto la partecipazione alla costruzione del “Patto dei Sindaci per le città sostenibili in Europa” nell'Area vasta Brindisina.
Erano quasi completamente assenti gli stakeholders invitati ed i rappresentanti politici ed istituzionali. Nell'incontro Legambiente ha ribadito le critiche per la mancata consultazione preventiva sull'impostazione e sull'affidamento dei lavori, ricordando, fra l'altro, che l'adesione al Patto dei Sindaci, come d'altronde l'atto formalizzato più di due anni fa dal Commissario prefettizio dimostra, è impegnativa per i singoli Comuni firmatari dell'impresa e non per organismi di raccordo quale l'Area Vasta.
 La realizzazione dell'inventario delle emissioni e del “Piano d'azione per l'energia sostenibile” (PAES), oltre al successivo Piano Energetico Comunale (PEC), gia previsto dalla L. 10/1991, non possono che essere riferite alle singole città aderenti, in considerazione delle specifiche tipicità e criticità e degli indicatori che  rappresentano gli ecosistemi urbani e gli impatti su di essi; non esiste quindi un “pensiero unico” a cui richiamarsi nell'Area Vasta brindisina e, in particolare, non ha alcun senso comune e scientifico un PAES su Brindisi che non analizzi in modo integrato città, porto e area industriale, contrariamente a quanto affermato da Ernst & Young che esclude dall'inventario delle emissioni qualsiasi lettura integrata con i grandi impianti; è evidente che per l’area di Brindisi, ad esclusione dei 7 grandi impianti inseriti nella normativa ETS (ENEL, Edipower, ecc.) ve ne sono molti altri che vanno necessariamente inseriti nel “Piano Territoriale” del comune di Brindisi, previsto nel “Patto dei Sindaci”.
I dati da riportare nell'inventario sono ampiamente disponibili preso l'ARPA e comunque consultabili in rete, così come quelli sui consumi energetici, ma il lavoro da compiere per il Patto dei Sindaci è altra cosa.
È bene ricordare che la base fondante del Patto dei Sindaci è il documento “Energia per un mondo che cambia”, approvato dall'Unione Europea il 9/3/2007: in esso si fissano gli obiettivi della riduzione di CO2 del 20% e dei consumi energetici del 20% grazie ad efficientamento e risparmio, con il 20% dei consumi di energia elettrica da coprire con le fonti rinnovabili. Tali obbiettivi vengono portati all'80% nel “Energy road map” al 2050.
Altro fondamento del Patto dei Sindaci” e della “Carta di Lipsia” era la “Carta di Aalborg”, sulla cui base sono state redatte le “Agende 21”, anche a Brindisi, ma di tale indispensabile strumento conoscitivo non c'è traccia nella documentazione presentata da “Ernst & Young” (come, d'altronde, del progetto POMA e del Piano di risanamento dell'Area ad elevato rischio di crisi ambientale, rispetto alla quale soltanto avrebbe potuto essere giustificata la forzatura di allargare le competenze ad un'Area vasta).
Va anche ricordato ciò che è previsto nel Protocollo di Kyoto, da cui sono scaturiti Decreti, quale quello del Governo italiano del 2006, che impongono, contrariamente da quanto affermato da Ernst & Young, obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 per singola fonte, avendo come riferimento i valori registrati nel 1990.
L'Unione Europea, nel fissare gli obiettivi al 2020 ed al 2050, non ha minimamente pensato di parcellizzare inventario delle emissioni ed impegni per la riduzione di esse e dei consumi per singoli comparti, tanto è vero che a tali obbiettivi sono strettamente connessi quello di ridurre sensibilmente le produzioni elettriche da impianti termoelettrici che abbiano come combustibili petrolio, carbone e gas e di portare l'incidenza delle fonti rinnovabili fino all'80%.
Come si può pensare di rendere credibile un inventario delle emissioni ed il PAES per Brindisi se nell'impostazione e nel lavoro fino ad ora condotto, si prescinde dalla analisi emissiva massica degli impianti esistenti (Sfir, Fiat Avio, Aventis, ecc.) e comunque essenziali ai fini del raggiungimento degli obiettivi di riduzione e necessari per una pianificazione territoriale in una visione integrata Città-Porto-Area industriale?
Quando ha deciso il Comune di Brindisi, che ha formalizzato la propria adesione al Patto dei Sindaci nel 2012, di abdicare dai propri diritti-doveri per affidare i propri compiti all'Area Vasta brindisina?
Sfugge forse che tutta la documentazione da trasmettere deve avere l’avallo del Consiglio Comunale che, se pur assente, nel periodo di commissariamento, deve oggi ratificare le attività e le procedure da seguire per il Patto.
Legambiente fa pressante appello al Comune di Brindisi, alle forze politiche e sociali ed a tutti gli stakeholders interessati, affinché, leggendo attentamente disposizioni, obblighi (compreso quelli temporali fino ad ora non rispettati) e soprattutto opportunità contenute nel “Patto dei Sindaci per le città sostenibili in Europa” si faccia in modo che sia il Comune di Brindisi ad appropriarsi del proprio ruolo e rediga l'inventario delle emissioni ed il PAES sulla base dei dati, delle analisi e della prospettazione degli obiettivi su Città-Porto-Area Industriale ed acceda, grazie ad un Piano credibile, agli ingenti finanziamenti che la UE mette a disposizione in via prioritaria per i Sindaci che rispettino quanto disposto nel Patto richiamato.

                                                           Direttivo Legambiente Brindisi Circolo “T. Di Giulio”

martedì 1 luglio 2014

nota su incidente nell'area industriale di Brindisi

Un nuovo incendio, preceduto dalla presumibile esplosione di una bombola di GPL, ha interessato l’area industriale di Brindisi, in particolare interessando materiale plastico e copertoni nella ditte Cannone e Bri.ecologica.
In attesa che le autorità competenti accertino la provenienza ed il regolare stoccaggio del materiale andato a fuoco, è evidente quanto sia necessario monitorare i materiali presenti negli stabilimenti, grandi, medi e piccoli dell’area industriale e predisporre ben più puntuali piani di prevenzione, di salvaguardia, di emergenza, interna ed esterna, oltre a quel piano di protezione civile, che risulta estremamente carente nei contenuti e soprattutto male applicato.
Incendi precedenti (citiamo come esempio quelli all’interno dell’Alfa edile) o incidenti, accidentali o provocati, (quali quelli che hanno portato ad emettere in torcia nel petrolchimico sostanze ad alto impatto ambientale e sanitario), dimostrano la carenza dei piani di monitoraggio:
È gravissimo che non sia mai stato realizzato e reclamato dalle Istituzioni il Piano di monitoraggio globale prescritto nel Piano di risanamento dell’area ad elevato rischio di crisi ambientale.
È altrettanto preoccupante la carenza di sistemi informativi, di allerta, di prevenzione, di salvaguardia della salute pubblica o di evacuazione dei cittadini a rischio (si pensi soltanto alle dubbie vie di fuga).
Dopo questo ennesimo incidente ed il ferimento di un operaio attendiamo risposte istituzionali, anche per evitare danni, omissioni o ben più gravi reati siano portati a conseguenze ulteriori.

                                               Direttivo Legambiente Brindisi

venerdì 20 giugno 2014

Sul matrimonio festeggiato nel Parco di Torre Guaceto

Qualche giorno fa ha avuto molto spazio sugli organi di informazione la notizia, che abbiamo sperato fosse una boutade, della concessione dello spazio antistante la torre di Guaceto nell’omonimo Parco statale ad un costo, pare, di circa mille euro, cifra che, essendo accessibile a molti, desta preoccupazione perché potrebbe aprire la strada ad una vera e propria caccia all’ottenimento di una indiscutibilmente suggestiva location, ma che ricade in un’area tutelata dallo Stato!
Nella regolamentazione del Parco sono state individuate apposite aree nelle quali è possibile effettuare alcune attività, compatibilmente con la tutela naturalistica: l’area destinata ai servizi è quella classificata come “C”. La Torre di Guaceto ricade nell’area “A – Riserva integrale”, non destinata ad ospitare matrimoni. Non sono calzanti le giustificazioni apportate da alcuni che fanno il paragone con altri eventi culturali (concerti, visite)né tanto meno giustificate da introiti unicamente motivati dalla scelta della location!
Siamo convinti che gli amici del WWF ed il valido personale tecnico operante nella Riserva Nazionale di Torre Guaceto condividano le nostre perplessità e la nostra richiesta di revisione di una decisione che prescinde palesemente dal riconoscimento della valenza paesaggistica e naturalistica di Torre Guaceto.

Ci auguriamo che il Consorzio di Gestione riveda la propria programmazione e le autorizzazioni da rilasciare al fine di tutelare al meglio l’area.

giovedì 8 maggio 2014

Nota su Parco del Lago Cillarese

Comunicato stampa

Apprendiamo dagli organi di informazione che sarà presto realizzato un intervento volto alla fruizione del parco del lago del Cillarese attraverso varie attività sportive e ricreative, oltre alla connessione con l’adiacente parco urbano e con una rete ciclabile nel territorio circostante. L’intervento è volto alla fruizione, finalmente, dell’Oasi.
Ricordando che il Parco del lago del Cillarese è un’Oasi di protezione (soggetta a specifica normativa di tutela), Legambiente, che per due anni ha garantito l’apertura del Parco del lago nei fine settimana (ahinoi purtroppo ormai chiuso alla popolazione da alcuni anni) grazie ad un protocollo d’Intesa con il Consorzio ASI di Brindisi,  mette a disposizione le proprie competenze in materia nella programmazione, e la propria esperienza per garantire efficaci interventi di fruizione, che tengano conto della sostenibilità ambientale del luogo, e la gestione delle attività a divenire. Ciò al fine di evitare in anticipo interventi possibili sbagliati ed invasivi.

Lungomare e SNIM 2014

Lo SNIM 2014 si è concluso con un bilancio di presenze senz'altro positivo.
Tuttavia, anche per porre le condizioni per un'organizzazione più efficiente, è necessario riflettere su alcune criticità emerse, sia per quel che riguarda la localizzazione definitiva dell'evento sia per gravi lacune che riguardano le infrastrutture e i servizi messi a disposizione del Salone nautico.
Avremo modo di richiamare l'attenzione sull'opportunità di ricollocare il Salone in spazi più idonei per l'esposizione, garantendo agli operatori del settore di intrattenere i loro rapporti in condizioni di migliore funzionalità, ma in questa sede ci preme evidenziare l'inaccettabile situazione venutasi a creare per l'assenza di adeguate forniture elettriche per l'intero SNIM.
I lavori di ristrutturazione del lungomare, rispetto ai quali abbiamo più volte evidenziato la crescita dei costi ed il "tombamento" dell'area archeologica venuta alla luce (i cui reperti recuperati avrebbero dovuto essere musealizzati), necessariamente dovevano comportare la creazione di una centralina di distribuzione per colonnine di alimentazione lungo la banchina del lungomare tali da erogare servizi a tutte le potenziali utenze. Durante lo svolgimento dello SNIM  si è dovuto ricorrere a quattro generatori alimentati da motori diesel che, oltre a comportare costi aggiuntivi per gli organizzatori, rappresentano un'intollerabile impatto ambientale e sonoro. Le navi crociera che arriveranno nel porto e qualsiasi altra imbarcazione dovranno ancora usufruire di impattanti generatori autonomi o messi a disposizione con rischiosi mezzi di fortuna? Come è possibile che i costosi lavori eseguiti su Lungomare Regina Margherita o quelli realizzati nel porto medio non abbiano creato un così essenziale servizio contravvenendo a norme internazionalmente disposte in tutti i porti?
Legambiente non a caso ha collegato la proposta del distretto tecnologico dell'energia rinnovabile, da collocare nell'area oggi occupata dalla centrale termoelettrica Brindisi Nord, anche alla fornitura di un così essenziale servizio per l'intero porto. Nell'immediato attendiamo la realizzazione della centralina suddetta e conseguentemente dell'alimentazione adeguata delle colonnine e dei segnapasso luminosi lungo la banchina, riservandoci ogni e qualsiasi altra azione dovesse rendersi necessaria in caso di silenzio da parte della pubblica Amministrazione.


lunedì 28 aprile 2014

UNA METRO RIMASTA DESIDERIO

UNA METRO RIMASTA DESIDERIO

La recente presentazione del collegamento Aeroporto – Stazione ferroviaria ha lasciato più di qualche perplessità nei brindisini.
A tal proposito Legambiente ritiene che il discorso vada ampliato alla intera mobilità urbana e presenterà, nelle prossime settimane, la proposta che il gruppo di lavoro sta terminando (ma questo è un altro discorso che affronteremo a breve).
In merito allo “Shuttle”, nome spaziale che sta ad indicare molto più semplicemente un autobus che collega una nuova stazione da realizzare presso l’ospedale “Perrino” all’aeroporto, Legambiente ritiene l’opera assolutamente inefficace a garantire un buon collegamento fra due dei tre più importanti luoghi di spostamento di massa ovvero aeroporto, ferrovie e il trascuratissimo porto (sic!). Il trasporto su gomma, infatti, è nelle politiche di mobilità urbana superato e deve essere ridotto e non incentivato.
Durante l’illustrazione del progetto (non presente sul sito del Comune e del quale non è stata fornita alcuna copia in sintesi) è stata data la paradossale asserzione che a sostegno dello shuttle (cioè del trasporto di passeggeri su gomma), ci sia anche il fatto che i salentini preferiscono raggiungere l’aeroporto in auto: visto che oggi il trasporto in pullman esiste già, senza costi faraonici connessi, ma non è affatto pubblicizzata la fermata esistente a pochi passi dalla stazione centrale di Brindisi, non basterebbe promuovere l’esistente a costo quasi zero?
La scelta di creare una stazione di scambio all’ospedale “Perrino” non migliora affatto la qualità del collegamento rispetto all’attuale situazione, stimolando il ricorso ad auto private rispetto ai mezzi pubblici. Chi, non si sa perché, dovrebbe essere attirato dal passaggio dall’automobile al bus al Perrino?
Nessuna controindicazione tecnica (attraversamento della SS379, ad esempio) viene sollevata contro la creazione di una linea su rotaia che per Legambiente è l’unica funzionale, se connessa al potenziamento delle linee, dei servizi e dei mezzi pubblici di trasporto verso e dentro Brindisi. Ricordiamo che una metropolitana leggera o di superficie, presente in molte città italiane ed europee, può utilizzare la stessa banchina stradale delle autovetture attraverso la regolamentazione semaforica.
Ventisette anni fa Legambiente donò all’allora Sindaco Masiello un Piano della mobilità che coniugava il recupero dei percorsi e sottopassi viari sottoutilizzati, piste ciclabili, la circolare del mare ed una metropolitana di superficie che seguisse ed amplificasse le linee ferroviarie.
Ennio Masiello, nell’apprezzare molto la proposta disse, con la sua proverbiale ironia, che l’unico limite per Brindisi era il basso costo dei lavori da eseguire.
Abbiamo sempre avuto bene in mente questo commento quando sono stati presentati e sono naufragati piani dei trasporti e progetti, quando anche i buoni propositi legati alla pianificazione per Area Vasta hanno finito con l’essere contraddetti dalla solita scelta delle megaopere pubbliche a scapito delle proposte di Legambiente e di altri.
Come l’efficientamento delle linee ferroviarie esistenti, la creazione di varie stazioni nuove in area urbana e del tunnel richiamato a Bari possano costare enormemente meno di quanto annunciato per coprire 6 km su rotaia del tutto bocciati a Brindisi è del tutto incomprensibile, ed incomprensibile è anche il fatto che a Bari abbiano scelto il trasporto su rotaia che secondo i ben più “oculati” (?) fautori del trasporto su gomma a Brindisi sarebbe antieconomico. E se ciò fosse vero – e non lo è – perché gli oculati difensori delle risorse finanziarie pubbliche non si sono limitati a migliorare, pubblicizzare e diversificare come collocazione fisica (a ridosso della stazione ferroviaria) e  con possibili stazioni di scambio con bus urbani ed extraurbani, quale è l’attuale fermata del bus di collegamento con l’aeroporto?
Legambiente non ha ostacolato in fase preliminare il progetto, per evitare il blocco dell’erogazione dei 40 milioni di euro, ma oggi, chiede alla Amministrazione Comunale di aprire una consultazione sul progetto, prima di procedere alla fase di esproprio non avviata dei terreni privati, ovviamente non realizzabili nei tempi indicati per l’inizio dei lavori (1/9/2014).
L’Associazione annuncia la presentazione di osservazioni e proposte alternative sia nel merito tecnico, sia affinchè sia evitata qualsiasi successiva azione di sottoposizione del bilancio costi-benefici alla verifica contabile.
Durante la presentazione dell’opera è stato perfino quantificato in 115 milioni di euro la progettazione di una metropolitana leggera che utilizzi le linee ferrate esistenti e le colleghi all’aeroporto.
Evidentemente non si conoscono i costi (70 milioni di euro preventivati ed 81 milioni a consuntivo) della metropolitana che attraversa la città di Bari e sue frazioni collegandola con l’aeroporto da estendere, in seguito, fino al porto. L’amplissima metropolitana (che si riconnette con la metropolitana urbana inaugurata nel 2008) è lunga 7,67 km, di cui 4,73 in trincea, 2,15 in galleria, interamente a doppio binario con velocità massima di 110 km/h. Ha il pregio di svilupparsi interamente su rotaia, con svariate stazioni in area urbana, connettendo rapidamente periferie, quartieri ed anche città mal collegate tra loro, per sfociare, all’altezza di Palese in un lungo tunnel pedonale che porta fin dentro l’aeroporto. (fonte www.ferrovie.it)