lunedì 29 settembre 2014

sulla situazione rifiuti a Brindisi

COMUNICATO STAMPA
Tre questioni stanno infiammando la discussione in merito alla gestione del ciclo dei rifiuti a Brindisi: l’affidamento del servizio e la qualità della raccolta di rifiuti, l’impianto di compostaggio e le perduranti decisioni della Regione Puglia di utilizzo della discarica di Autigno per sopperire alla chiusura della discarica di Conversano (BA).
La discussione è condizionata dall’attribuzione ad altri di disservizi veri o presunti o da una vera e propria “caccia all’untore” di manzoniana memoria.
Prima di esaminare lo stato dell’arte è opportuno rendere di pubblico dominio, attraverso la tabella allegata, i dati ufficiali che hanno consentito alla città di Brindisi di evitare della gravosa ecotassa: la Regione, tenendo conto dei gravi ritardi, in primo luogo dei Comuni capoluogo di provincia, ha disposto un percorso “virtuoso” per raggiungere, entro la metà del 2015, l’obiettivo minimo del 45% di raccolta differenziata, attraverso aumenti semestrali del 5% a partire da un 30% all’inizio del 2014.
Brindisi, nel primo semestre dell’anno in corso ha superato l’obiettivo fissato, raggiungendo il 36% , evitando quindi l’ecotassa.
Dobbiamo prendere atto, con soddisfazione, di questo dato che, però, non elimina palesi disfunzioni di cui anche ognuno di noi dovrebbe farsi carico nel momento in cui reclamiamo un miglioramento del servizio: il diffuso abbandono di rifiuti, infatti, è addebitabile a chi lo fa e non all’Amministrazione  Comunale o alla ditta che gestisce il servizio.
Nel corso degli anni sembra che l’Amministrazione Comunale abbia avuto la straordinaria capacità di produrre e subire controversie, contrasti, disservizi nella gestione di un servizio così essenziale per la città. Ricordiamo soltanto (chi vuole può rileggere “l’affaire SLIA” o il dossier rifiuti che Legambiente produsse 20-25 anni fa)  il rapporto con la SLIA, la condanna del Comune a pagare 8 miliardi di vecchie lire in una controversia giudiziaria o una di appalto che richiedeva la disponibilità di una discarica nel territorio (sostanzialmente quella della SMD del gruppo SLIA). Ricordiamo anche, però, il susseguirsi i ricorsi e decisioni della Magistratura (certamente non responsabile di atti e controversie a lei sottoposti) che hanno prodotto, fra assegnazioni e revoche o proroghe delle attività, una evidente precarietà nella gestione del servizio di raccolta, stoccaggio e successivo conferimento dei rifiuti.
Le notizie sulle indagini a Trapani della Procura e della Direzione Investigativa Antimafia e delle Procura di Brindisi sulla società Aimeri non aiutano a rasserenare l’ambiente ed a sostenere la procedura di trasferimento del contratto che, in ogni caso, non può provocare interruzione di un pubblico servizio, improvvisi vuoti nella fornitura di mezzi o nuovi contenziosi giudiziari.
La discussione sull’impianto di compostaggio sembra prescindere dall’esistenza di un impianto giudicato inidoneo, ma per il cui aggiornamento tecnologico sono stati spesi ingentissimi fondi pubblici (2,5 milioni di euro per lavori dei quali l’Amministrazione Comunale e l’OGA hanno certificato la corretta esecuzione?). al di là del giudizio sull’opportunità di un nuovo impianto nel Petrolchimico (in area privata da bonificare) appare discutibile l’abbandono dell’impianto esistente (da rendere rispondente alle osservazioni tecniche ed eventualmente da potenziare fino alla capacità di 20.000 T), il che porterebbe Legambiente a chiedere alla Magistratura ordinaria e contabile di verificare responsabilità pregresse amministrative, penali e contabili.
La percentuale di umido raccolto raggiunge il 30% e, dopo trattamento, può avere caratteristiche di compost di qualità.

Per quel che riguarda l’utilizzo permanente della discarica di Autigno per sopperire alla chiusura di quella di Conversano (BA), è doveroso precisare che nei mesi scorsi non è stato trasportato rifiuto tal quale, ma biostabilizzato, prodotto normalmente utilizzato in discarica a copertura del rifiuto tal quale e di ben diverso impatto ambientale. È assurdo, però, tenendo anche conto della capacità della discarica di Autigno, pensare che Brindisi possa essere individuata sempre come luogo su cui scaricare la risoluzione delle problematiche altrui (vedansi le proposte indecenti sul trasferimento dell’approdo del Gasdotto TAP), nel mentre continua a mancare la tanto annunciata uscita dal carbone, che anzi qualcuno vorrebbe rappresentare di scarso impatto ambientale e sanitario. Certamente da rimettere alla Procura della Repubblica sarebbe qualsiasi atto amministrativo che autorizzi la riapertura della discarica di “Formica ambiente” o il trasporto di rifiuti speciali o di RSU tal quale.

giovedì 25 settembre 2014

nota sull'assemblea per Piano Comunale della Costa

COMUNICATO STAMPA
L’assemblea del 26 settembre p.v. rappresenta un’utile occasione in cui l’Amministrazione Comunale di Brindisi potrà presentare la bozza del Piano della costa: l’iniziativa, ovviamente, non viene organizzata per esaurire quella costruzione partecipata che non può non caratterizzare l’iter formativo del Piano e non sostituisce e non ingloba il confronto di merito sulle osservazioni che sono state trasmesse nei termini di legge.
Legambiente ha più volte ribadito che le proprie osservazioni sono un contributo per la definizione  di un Piano che, come lo stesso assessore comunale all’Urbanistica ha riconosciuto, deve riguardare la fascia demaniale, probabilmente da riscrivere alla luce degli effetti erosivi sulla linea di costa (e, quindi, anche sui lidi).
Legambiente si è, però, dichiarata, come precisato nelle osservazioni, a discutere una pianificazione entro i 300 metri dalla linea di costa, con l’obbligo in quel caso di decidere in merito all’esistente (insediamenti abusivi sanabili o da abbattere, il caso “Acque chiare”, beni demaniali acquisiti, prima di ipotizzare opere nuove anche in ragione della individuazione conseguente degli indici urbanistici).
In ogni caso, quanto sopra e la previsione di diversa viabilità (la “mobilità dolce” prioritariamente dovrebbe riguardare la Litoranea Sud, percorsa di continuo da mezzi pesanti, che attraversa il Parco regionale “Saline e stagni di Punta della Contessa”) non possono essere regolamentati nel Piano della Costa, ma nel PUG, il cui iter (che avrebbe dovuto essere concluso entro 150 giorni dall’approvazione del Documento Programmatico Preliminare il 23 agosto 2011) deve essere fortemente accelerato.

È assolutamente condivisibile l’obiettivo di “innescare un percorso di recupero e risanamento complessivo” (Titolo I, art.2, PCC), ma proprio per questo il Piano della Costa va strettamente connesso al PUG e va meglio delineato quel monitoraggio puntuale prescritto dalla legge e dal Piano Regionale, anche per quel che riguarda la contestualizzazione del rapporto 60% pubblico e 40% privato nell’individuazione di lidi sul litorale (fermo restando che dal novero totale vadano escluse alle facenti parte di Parchi nazionali e regionali).